Lira o euro?

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  1. §C0d3§
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    Come ormai accade ogni anno è tornata in voga tra le altre, complice la crisi nera in cui è sprofondata l'Italia, la discussione sul ritorno alla Lira e l'abbandono dell'euro.
    Personalmente ritengo che per quanto sia vero che si stava meglio (quando si stava peggio) quando c'era ancora la Lira, a livello personale e familiare, è anche vero che il motivo per cui si è passati dalla Lira all'euro era una economia che già allora arrancava a stare al passo con le altre, perchè è vero che il made in Italy ha sempre trainato tanto le esportazioni, ma non facendo parte della zona economica europea dovevamo comunque pagare dazi doganali e ogni merce in entrata pagava dazio.
    Ogni previsione faceva credere che ad "entrare nell'euro" c'era solo da guadagnarci, i più pessimisti all'epoca dicevano semplicemente che bisognava aspettare ancora ed era troppo presto, ma che comunque andava fatto.
    Ora in questa situazione, va detto che non ci si può aspettare che passando dall'euro nuovamente alla Lira (operazione costosissima tra l'altro), magicamente finisca un incubo, la crisi economica cessi e tutti si diventi improvvisamente benestanti.
    E non è neppure detto che i prezzi dei beni calino, anzi.
    Personalmente penso che il punto è un altro e parlare di euro e lira si cerca solo di spostare il problema senza trovare una soluzione.
    Secondo me il problema sono anni di scelte politiche sbagliate o non fatte per niente e purtroppo in questo c'entra poco quale moneta usiamo, perchè le politiche economiche riguardano il paese e l'economia erariale dello Stato Italiano, qualcosa di molto generale, per dirlo in termini colloquiali.
    Invece il problema riguarda la politica relativa al lavoro, soprattutto quello dipendente e che riguarda le piccole-medie imprese e sarà pure una solfa trita e ritrita, ma è una verità da cui non si può prescindere perchè da lì tutto comincia e tutto finisce.
     
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  2. Nagato94•V
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    Argomento interessante, visto che sto studiando storia economica. Come tu dici non è importante il tipo di moneta che si usa, ma le politiche monetarie e di controllo che si attuano. Ad esempio, se i governi avessero fatto più controlli e avessero impedito ai commercianti di fare i cambi lira/euro a loro favorevoli (se prima un kilo di pesce costava 20 lire, dopo il cambio costava 20 euro), forse saremmo in una situazione un po' più migliore, dico un po' perchè ci sono altri fattori su cui bisognerebbe agire per avviare una ripresa, come ad esempio il lavoro.

    Edited by Nagato94•V - 13/1/2014, 09:30
     
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  3. §C0d3§
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    eh sì il problema del lavoro nasce secondo me dai contratti a tempo determinato, non tanto per il fatto di avere una scadenza ma per il fatto di avere quasi nessuna delle garanzie di un contratto a tempo indeterminato, e di non essere affiancati da nessun ammortizzatore sociale.
    Così come sarebbe bello che al momento del "licenziamento" e alla scadenza di un contratto si aprissero automaticamente altre strade per il lavoratore, che fossero già previste fin da prima magari dal contratto stesso, e se non immediatamente comunque a distanza di tempo ragionevole rispetto alla scadenza del contratto, in modo che un lavoratore non si trovi costretto nel momento in cui scade un contratto a non avere alcuna alternativa e non sapere dove poter trovare un'altro lavoro.
    Coprire questi periodi di disoccupazione con la cassa integrazione non fa altro che rimandare l'inevitabile ovvero altra disoccupazione, con il rischio che essendo passati magari anche degli anni, il lavoratore nel frattempo si trovi ad una età in cui proprio in funzione di questa è difficile che certe imprese lo assumano di nuovo.
     
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  4. Nagato94•V
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    Ti faccio solo un esempio di quanto grave sia la situazione: mio padre è stato assunto per sei mesi in una fabbrica a scricare camion. A dicembre è scaduto il contratto e lui è rimasto a casa (poi fortunatamente è stato riassunto per altri 6 mesi, ma scaduti questi chissà). Nel periodo in cui è stato a casa al suo posto non c'era nessuno e i camionisti si erano anche incavolati di questo. Qundi mi viene da pensare ma perchè i datori di lavoro non assumono personale se effettivamente serve??
    Per non parlare poi di quegli escamotage che fanno, come ad esempio assumere una persona facendogli fare uno stage di due mesi e alla fine di questi mandarla a casa e prendere un'altra stagista per altri due mesi, magari sottopagata o non retribuita!
     
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    Ho molta paura di questo post, meno male che per ora ho visto che siamo in un forum civile :D La mia personale opinione è che togliere il potere di stampare i soldi a una nazione, sia una delle cose più sbagliate per un economia a rischio, anche perché se si prende esempio dalla grande svalutazione del 95(in su) si può notare quanto questo potere, se usato bene, possa risolvere le cose. Ormai, come vate già detto, tornare alla lira è un suicidio economico bello e buono. L'unica cosa fa fare è sfruttare i fondi europei, che puntualmente l'Italia rimanda all'europa, e magari fare scelte politiche interne migliori di quelle che sono state fatte fino a oggi(vorrei dire anche che, non scendo nei particolari per non andare off-topic)
     
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  6. §C0d3§
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    mah non c'è da aver paura, i toni sono assolutamente civili, non è certo questo il luogo in cui arrabbiarsi per come vanno le cose.
    Riguardo a quanto ha raccontato Nagato, purtroppo la questione è semplice relativamente, il datore di lavoro non si preoccupa tanto dei possibili introiti che può avere con uno o due lavoratori in più, che gli servano o meno, ma dei costi che deve sostenere, tra stipendi, tasse, manutenzione di mezzi e strumenti (ovviamente trascurata ogni quando è possibile).
    Il lavoratore in Italia non è una risorsa, ma un costo e una spesa di bilancio da sostenere, quindi è fondamentalmente un peso per l'azienda, ecco perchè tutti non vedono l'ora di liberarsene e nessuno vuole assumere.
    Questo è il motivo per cui chi va in pensione non viene sostituito e lo stesso vale per chi viene licenziato o arriva a scadenza del contratto e non se lo vede rinnovare o non viene rimpiazzato.
    E poi capita anche che ai lavoratori rimasti si pretenda di fare anche il lavoro di chi non c'è più, cosa naturalmente non possibile perchè nessuno può sdoppiarsi.
     
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    CITAZIONE (§C0d3§ @ 13/1/2014, 18:26) 
    mah non c'è da aver paura, i toni sono assolutamente civili, non è certo questo il luogo in cui arrabbiarsi per come vanno le cose.
    Riguardo a quanto ha raccontato Nagato, purtroppo la questione è semplice relativamente, il datore di lavoro non si preoccupa tanto dei possibili introiti che può avere con uno o due lavoratori in più, che gli servano o meno, ma dei costi che deve sostenere, tra stipendi, tasse, manutenzione di mezzi e strumenti (ovviamente trascurata ogni quando è possibile).
    Il lavoratore in Italia non è una risorsa, ma un costo e una spesa di bilancio da sostenere, quindi è fondamentalmente un peso per l'azienda, ecco perchè tutti non vedono l'ora di liberarsene e nessuno vuole assumere.
    Questo è il motivo per cui chi va in pensione non viene sostituito e lo stesso vale per chi viene licenziato o arriva a scadenza del contratto e non se lo vede rinnovare o non viene rimpiazzato.
    E poi capita anche che ai lavoratori rimasti si pretenda di fare anche il lavoro di chi non c'è più, cosa naturalmente non possibile perchè nessuno può sdoppiarsi.

    e ci credo su ogni lavoratore ci sono il 50% di tasse...
     
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    Dopo anni trovo ancora quasi allucinante che si parli di tornare alla lira, il cambiamento ormai e stato fatto cosi' come ciò che ne è derivato. In questi tempi di crisi dove il valore di mercato sale e scende sperando in una ripresa che non riesce ad avere, il cambiamento di moneta e quindi di valore dei beni non farebbe altro che danneggiarci. Senza contare che il ritorno alla lira non garantirebbe necessariamente che questa abbia lo stesso valore che aveva un tempo.
    Per quanto riguarda il mercato del lavoro, hai perfettamente ragione, è li che sta uno dei problemi più seri. Se un una persona avesse un lavoro con un contratto a tempo indeterminato e pagato in modo equo, queste tasse che molti italiani preferiscono evitare di pagare il più a lungo possibile o non pagare non risulterebbero cosi' pesanti. Una persona pagata bene, cosi' come le spetterebbe rispetto al lavoro che fa, non evaderebbe le tasse e spenderebbe di più per se stessa. E spendere cioè comprare equivarrebbe a dare una smorza maggiore al mercato che riesce a sopravvivere grazie alle entrate e le uscite di una società, di uno stato, cosi' come di un singolo individuo. Ma siamo in tempi di crisi e per mancanza di fondi per via dei vari debiti fatti a destra e a manca si fanno meno contratti a tempo indeterminato (cosi' in caso a un certo punto non ci si possa permettere di avere tot dipendenti ci pensa il contratto a dare una scadenza al loro lavoro e in caso invece ci si possa permettere quest'altri dipendenti si ripropone lo stesso contratto a tempo determinato) e in certi casi gli stipendi si abbassano. Tutte queste cose sono fatte in via precauzionale (non sempre a dirla tutta) però a cosa portano? A una serie di persone che non può permettersi certe spese e che quindi non può contribuire a far girare il mercato. In definitiva penso che dovremmo iniziare a scommettere e a stare meno sulla difensiva e sopratutto a tagliare i fondi a gruppi che non servono a un H o che non concludono nulla a parte riuscire a pieno nel ruolo di parassitati e diminuire lo stipendio a chi di dovere.
     
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